2012/03/30

Pmi: le risorse offerte dalla tecnologia secondo il sito di informazione PMI.IT


Riporto di seguito un articolo molto interessante, tratto dal sito di informazione PMI.it.
Il testo, integralmente citato, è reperibile alla fonte originale all'indirizzo internet http://www.pmi.it/tecnologia/infrastrutture-it/articolo/53964/portare-alle-pmi-il-meglio-della-tecnologia.html

"Secondo la Commissione Europea, le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il 99% di tutte le aziende in Europa. Crescono molto più rapidamente rispetto a realtà più grandi e più affermate, nonostante in genere dispongano di budget ed esperienza IT limitati per supportare tale crescita.

Nuove tecnologie, quali la virtualizzazione e il cloud computing, hanno aiutato e possono aiutare ancora le aziende in questo senso, fornendo una base tecnologica che può essere estesa in modo flessibile, in base alla domanda e ai picchi di business, senza la necessità di spese capitali indesiderate e fuori dalla propria portata.


Se le PMI selezionano i sistemi IT e i servizi adeguati e li gestiscono correttamente, dovrebbero essere in una posizione solida per far fronte alle sfide di business, dall’evoluzione delle normative in essere all’esplosione dei dati – la tecnologia dovrebbe diventare un fattore abilitante, piuttosto che un ostacolo.

C’è una concreta opportunità perché  i rivenditori possano sfruttare la conoscenza ed il rapporto che hanno con i propri clienti per  aiutarli a comprendere tutti i benefici di queste nuove tecnologie emergenti.

EMC ha condotto delle survey in tutta Europa al fine di raccogliere il punto di vista dei rivenditori su 5 aree principali da considerare quando si opera con le PMI. Di seguito, i temi più comuni che si riscontrano assieme ad alcune raccomandazioni su come meglio affrontare in maniera efficace questi ambiti:

Iniziare con la virtualizzazione. La virtualizzazione oggi dovrebbe essere un gioco da ragazzi per qualsiasi azienda, soprattutto con chi dispone di una forza lavoro molto mobile o a progetto. Tuttavia, il termine in sé può risultare piuttosto astratto per le piccole aziende. Essenzialmente, la virtualizzazione significa che il supporto IT può essere gestito da una location singola, centrale – utilizzando un server sia fisico sia ‘virtuale’, in modo che un’azienda possa davvero fare di più con meno risorse a disposizione. Si risparmia spazio fisico, si tagliano i tempi di manutenzione e l’utilizzo dei sistemi.Per esempio, gli aggiornamenti critici possono essere fatti tutti in una volta, piuttosto che aggiornare dispositivi come notebook da remoto o singolarmente.  Implementare la virtualizzazione può intimorire, ma i partner possono essere di supporto nella gestione degli aspetti più difficili, andando a creare un sistema IT di semplice utilizzo che dovrebbe ripagare in futuro.
Consigliare ai vostri clienti di investire su storage condiviso. I costi delle storage area network e delle tecnologie di ottimizzazione storage oggi sono molto più accessibili anche ai budget delle PMI. La gestione dei dati rappresenta un peso crescente per le piccole e medie imprese.  Le reti storage e le tecnologie di ottimizzazione storage possono aiutare a domare le grandi moli di dati e rendere più semplice ricavare la business intelligence per dare una spinta ai profitti.
Molto è stato detto sul cloud computing nel corso degli ultimi anni, ma per le PMI è importante comprendere che il cloud computing è un mezzo per raggiungere uno scopo, e non è in sé non un fine. Le PMI non devono effettuare una migrazione totale della loro infrastruttura. Un approccio mix-and-match è di gran lunga più appropriato per le PMI. Si dovrebbe iniziare aiutando le aziende nell’identificazione di un processo di business a basso rischio, che magari viene utilizzato solo sporadicamente. Se modello e servizio funzionano, l’azienda può spostare più processi su cloud, man mano che sente la necessità di farlo.
È inoltre essenziale avere un punto di vista oggettivo sui servizi cloud. Le PMI dovrebbero seguire lo stesso approccio come farebbero per un’infrastruttura on-premise e prendere le decisioni di acquisto IT in base alle necessità di business piuttosto che al metodo di fornitura.
È importante assicurarsi di rivedere regolarmente la strategia di asset management. Rinnovare e aggiornare le licenze software, per esempio, può essere un processo costoso e dispendioso in termini di tempo. I servizi cloud possono rappresentare  una buona opzione per gestire le risorse IT, anche se le PMI devono verificare a priori che il fornitore cloud da loro scelto possa gestire il nuovo rapporto a livello contrattuale.
Nel complesso, è consigliabile mantenere la semplicità dell’IT e aiutare le PMI a utilizzare il minor numero di dispositivi possibile in modo che questi siano più gestibili nel lungo termine. In quest’area, ad esempio, c’è una crescente domanda di tecnologie di unified storage, che rendono possibile l’elaborazione e la gestione di file e applicazioni da un singolo dispositivo.

Se l’aspetto economico non va sottovalutato, è altrettanto fondamentale guadagnarsi la fiducia del cliente, in modo da mantenere una relazione proficua, che porti anche ad opportunità di business future. Per questo l’obiettivo di breve termine dovrebbe essere quello di aiutare le PMI a mantenere bassi i costi di gestione IT, garantire una manutenzione semplice e utilizzare in modo lungimirante lo spazio storage. Successivamente, ed a fronte di una crescita, le PMI torneranno a chiedere  ulteriori tecnologie di supporto alla loro evoluzione, che permetteranno a chi le ha seguite in modo ottimale di generare ulteriori profitti – un vantaggio per entrambi."

2012/03/29

Siti web, nomi a dominio e concorrenza sleale: cosa fare?

Prendiamo spunto da un caso realmente verificatosi e sottoposto all'attenzione di Metis Legal & Tax - dip. Media&Communication.

Il nostro cliente che chiameremo, usando un nome di fantasia, Leonardo ci ha esposto il seguente problema: cinque anni fa ha intrapreso la sua attività lavorativa e due anni fa ha aperto un sito web per pubblicizzare i propri servizi, acquisendo un gran numero di clienti. Purtroppo, però, come sempre accade quando si diventa molto competitivi, sono arrivati anche i problemi. Un’impresa che opera nel medesimo settore ha acquistato presso il Registro italiano dei nomi a dominio, un indirizzo internet, il cui nucleo identificativo (Leonardoinforma) è identico a quello del nostro cliente. L’unica differenza è data dalla circostanza che l' indirizzo di Leonardo termina con il suffisso “.com”, mentre l’indirizzo del concorrente termina con il suffisso “.it”.  L’effetto di tale situazione è che gli utenti che desiderano raggiungere il suo sito web vengono sviati, a causa della sostanziale omogeneità degli indirizzi, sul sito del mio concorrente.

Cosa abbiamo suggerito di fare al nostro cliente?

Facciamo una piccola premessa chiarificatrice.
Quando apriamo un sito web (a meno che non ci avvaliamo dei servizi gratuiti messi a disposizione per esempio da Google), dobbiamo acquistare – a costi irrisori – il cd. nome a dominio. Il nome a dominio è l’indirizzo del nostro sito web. Questo indirizzo è unico e non può essere duplicato.
Posto che, generalmente, il nome a dominio coincide con il nome/marchio dell’azienda, la giurisprudenza e la dottrina italiane hanno equiparato la tutela del nome a dominio a quella dei segni distintivi dell’impresa.
Tornando alla vicenda di Leonardo va osservato che si tratta effettivamente di un’ipotesi sanzionabile giuridicamente. La condotta del suo concorrente integra, infatti, gli estremi di un caso di concorrenza sleale, nella duplice declinazione di concorrenza parassitaria e confusoria, come disciplinata dall’articolo 2598 del codice civile, a tenore del quale compie atti di concorrenza sleale chiunque usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni distintivi legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l'attività di un concorrente. In tal caso la parte lesa può diffidare il concorrente dall’insistere in tale illegittima condotta ed esperire efficacemente, innanzi al giudice ordinario, un’azione intesa ad ottenere il risarcimento del danno patito.
Inoltre l’ipotesi considerata rileva anche sotto il profilo delle pratiche commerciali scorrette e ingannevoli, con potenziale effettivo lesivo anche per i consumatori. Al riguardo, si rammenta, infatti il testo dell’articolo 21 del d.lgs. n. 206 del 2005 “Codice del Consumo”, secondo cui è considerata ingannevole una pratica commerciale che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, induce o è idonea ad indurre il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso e comporti una qualsivoglia attività di commercializzazione del prodotto che ingenera confusione con i prodotti, i marchi, la denominazione sociale e altri segni distintivi di un concorrente. Di conseguenza, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 27 dello stesso testo di legge, potrà essere sollecitato l’intervento sanzionatorio dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Va aggiunto altresì che, qualora il dominio registrato dal concorrente sia un “.it”, sarà opportuno presentare un’istanza di opposizione al Registro italiano per l’assegnazione dei nomi a dominio, e successivamente, attivando una procedura presso i prestatori del servizio risoluzione dispute, agire per la riassegnazione del dominio conteso.
Le considerazioni sopra riportate hanno, naturalmente, una portata soltanto generica ed esemplificativa delle problematiche e dei rimedi collegati al caso esposto. Va sottolineato, infatti, che vicende così delicate necessitano gli opportuni approfondimenti, così come va ricordato che ogni caso ha le sue peculiarità e le sue soluzioni che richiedono un occhio esperto ed attento.

2012/03/13

PMI: dalle tecniche tradizionali al Social Media Marketing


Da una ricerca recentemente condotta dalla IULM, emerge che le PMI italiane hanno fortemente implementato il ricorso ai portali sociali per pubblicizzare la propria attività. Addirittura si parla di una percentuale che passa dal 9,8% al 43%.
Naturalmente il portale più utilizzato dalle aziende per farsi pubblicità è Facebook, seguito da Linkedin, Twitter e Youtube.
Le ragioni di questo successo vanno ricercate nel fatto che questi portali sono divenuti ormai veri e propri luoghi di incontro virtuale cui un elevatissimo numero di consumatori accede regolarmente.
Il rapporto impresa - consumatore diventa, dunque, più intenso ed immediato.  E l'effetto è ulteriormente amplificato dal proliferare di piattaforme di accesso: non più solo pc ma anche cellulari, tablet etc.
Ed i risultati sono reali: l'efficacia della comunicazione pubblicitaria attraverso i social media è confermata dall'effettivo ritorno di investimento alle aziende che hanno puntato su tale risorsa.

2012/03/06

Crisi economica: le PMI investono nell'e-commerce

Quando ho aperto questo blog ho sottolineato l'importanza dell'information technology nel mondo dell'imprenditoria. Ho sottolineato, soprattutto, quanto in un momento di crisi sia importante sperimentare nuove forme di business ed esplorare nuove frontiere.  Insistevo, quindi, sulla necessità di investire nel settore dell'e-commerce e dell'advertising on-line.
Ebbene, questa mattina, ho letto un interessantissimo articolo che riportava i risultati di un'indagine compiuta su 700 PMI Italiane. Da questa indagine è emerso che nel 2011 sono triplicate, rispetto al 2010, le attività di e-commerce; ed in tale significativo aumento ha giocato un ruolo fondamentale l'investimento operato in questo nuovo mercato dalle PMI, presenti nella misura del 67%.
Queste ultime, infatti, con un piccolo investimento che può variare, grosso modo, da 130 ai 700 euro (utilizzo come riferimento le offerte relative all'e-commerce pack disponibile su register.it), hanno dimostrato di comprendere perfettamente le nuove tendenze di acquisto dei consumatori.
Le indagini di mercato rivelano, infatti, che nel 2011 più del 50% dei consumatori ha scelto internet per i propri acquisti, essendo cresciuta la fiducia nei confronti dei nuovi sistemi di pagamento che consentono transazioni veloci e sicure.
La lungimiranza, purtroppo, ha interessato maggiormente le imprese del centro-nord, mentre restano ancora indietro le imprese del Sud, le quali rischiano di essere schiacciate da un mercato che diventa sempre più competitivo.
Ebbene, questo è il momento di investire. Investire per non rimanere indietro; investire per uscire dalla crisi; investire per diventare competitivi sul mercato locale e nazionale.
Sarà anche un periodo nero per l'economia, ma è anche vero che ci sono tantissime opportunità da sfruttare.
E tocca soprattutto a noi coglierle e sfruttarle! Parlo dei trentenni che inseguendo un sogno hanno oggi curriculum lunghi pagine e pagine...tocca a noi far ripartire questo paese, perché nessuno lo farà al posto nostro!