2010/06/08

Gli italiani non sono un "popolo": un esempio di anti-nazionalismo

Un giorno, due post.
La verità è che sono davvero molto arrabbiata. Meglio, indignata.
Ieri sera mi chiedevo come sia possibile essere giunti all'odierno stato di cose in Italia, a questo diffuso e larvato menefreghismo, ad una generale e monocorde passività.
Mi chiedevo come fosse possibile che dinanzi allo sprofondare di questa nazione, nessuno reagisse.
Mi chiedevo come fosse possibile che la rivoluzione francese non avesse insegnato nulla.
La risposta, come ancora a quasi 30 avviene, mi è giunta dai miei genitori.
Gli Italiani, a differenza dei francesi, contraddistinti da un vivace e atavico nazionalismo, non sono un POPOLO!
Ed è vero...è così.
Per quanto mi rendessi conto della scarsa coesione che ci caratterizza, non ero mai giunta a valutare il problema in questi termini.
Non penso tanto alla abusata differenza tra Nord e Sud, tra Settentrionali e Meridionali, che mi fa anche abbastanza ridere, considerando che i più accaniti sostenitori della "scissione" hanno mogli o madri del profondo Sud, ma penso all'assenza di un sentimento di appartenenza ad un'unica realtà nazionale.
Raramente gli Italiani si sono sentiti uniti sotto un'unica bandiera: ciò è avvenuto in relazione ad eventi eccezionali, penso a Nassirya o al terremoto in Abruzzo.
Ciò fa pensare che in fondo ai nostri cuori questo sentimento di appartenenza esista, ma non sia sufficientemente coltivato.
Non lo è da parte di ciascuno di noi, non lo è da parte delle istituzioni che trattano gli italiani come un carro di bestiame.
Perchè questa è la verità...
A volte mi guardo intorno e mi sento disarmata.
La televisione, sia sul piano dell'informazione che dell'intrattenimento, è lo specchio di ciò che siamo diventati.
L'Italia diventa un tutt'uno solo in quanto passivo spettatore di un gioco allestito dai "potenti", un gioco che mira a spegnere il senso critico e l'amore per la cultura; un gioco che distrae dai problemi reali e che infarcisce le nostre menti di falsi miti e vuota retorica.
Mi preoccupo per me, per i miei nipotini che in questo mondo stanno crescendo e per i figli che se Dio vorrà un giorno verranno. Ultimamente mi chiedo spesso come vivranno, che problemi avranno...se tutti questi pensieri li hanno avuti gli adulti di tutte le epoche. La risposta è probabilmente affermativa, eppure ritengo che il declino di quest'epoca sia particolarmente significativo.
Come nel Medioevo aveva fatto il Cristianesimo, la televisione (capro espiatorio di un generale modello d'informazione) oggi acceca la ragione e spegne gli ideali, trasformando le persone in un branco di capre che non conosce autonomia di pensiero e movimento.
Di persone savie ce ne sono ancora, ma anche tra di esse poche sono quelle veramente fattive.
Questo declino sarà fermato soltanto se e quando gli italiani scopriranno di appartenere alla medesima razza, di essere un popolo, di avere dei diritti e di poterli far valere unendo le forze. Soltanto quando gli italiani si renderanno conto di cosa significa parlare di dignità ed autonomia di pensiero, allora forse riscopriranno il potere che essi, e soltanto loro, hanno di imprimere una nuova direzione al paese.
Non posso inneggiare ad una rivoluzione simil-francese, poichè non credo nella violenza, anche se mi chiedo quale possa essere la strada per eliminare ciò che non va.
Quel che ci resta, comunque, è quanto meno una rivoluzione culturale che sia in grado di trascinare anche le menti più pigre verso una rinascita.

L'Islanda: un modello di civiltà (il ddl informazione)

Tutto mi sarei aspettata nella vita, tranne di vedere l'Italia superata da una piccola isola vicina al circolo polare artico! Un'isola famosa per i paesaggi mozzafiato, per il clima estremamente variabile e, ultimamente, per l'eruzione che ha mandato in tilt il traffico aereo di mezzo mondo...l'Islanda!
Con grande sorpresa ho scoperto che nel momento in cui noi siamo prossimi a veder imbavagliata la nostra libertà d'informazione, in quella piccola isola nell'estremo nord dell'Europa, è in fase di elaborazione un disegno di legge che rappresenta un inno alla libertà d'informazione!
Ispirandosi ai contenuti delle migliori leggi straniere, l'Islanda mira a creare un nuovo tessuto normativo che promuove il giornalismo in tutti i suoi aspetti e, più in generale, la libertà d'espressione.
In esso spicca la promozione del giornalismo d'inchiesta, quello che il nostro ddl alfano sta deliberatamente cercando di estinguere; nonchè la tutela dei giornalisti e degli editori da strumentali azioni diffamatorie; ed infine la segretezza delle fonti giornalistiche.
E' inutile dire che tra le leggi che hanno ispirato questo portentoso disegno di legge non appare citata la legge italiana...ed è inutile osservare quanto profondo sia lo iato tra l'iniziativa islandese e la speculare iniziativa italiana.
Sarebbe forse il caso che i "grandi" paesi europei, malati di presunzione e vanagloria, prendessero lezioni di umiltà e concretezza da quei "piccoli" paesi europei, che rappresentano veri modelli di civiltà.