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2010/06/08

L'Islanda: un modello di civiltà (il ddl informazione)

Tutto mi sarei aspettata nella vita, tranne di vedere l'Italia superata da una piccola isola vicina al circolo polare artico! Un'isola famosa per i paesaggi mozzafiato, per il clima estremamente variabile e, ultimamente, per l'eruzione che ha mandato in tilt il traffico aereo di mezzo mondo...l'Islanda!
Con grande sorpresa ho scoperto che nel momento in cui noi siamo prossimi a veder imbavagliata la nostra libertà d'informazione, in quella piccola isola nell'estremo nord dell'Europa, è in fase di elaborazione un disegno di legge che rappresenta un inno alla libertà d'informazione!
Ispirandosi ai contenuti delle migliori leggi straniere, l'Islanda mira a creare un nuovo tessuto normativo che promuove il giornalismo in tutti i suoi aspetti e, più in generale, la libertà d'espressione.
In esso spicca la promozione del giornalismo d'inchiesta, quello che il nostro ddl alfano sta deliberatamente cercando di estinguere; nonchè la tutela dei giornalisti e degli editori da strumentali azioni diffamatorie; ed infine la segretezza delle fonti giornalistiche.
E' inutile dire che tra le leggi che hanno ispirato questo portentoso disegno di legge non appare citata la legge italiana...ed è inutile osservare quanto profondo sia lo iato tra l'iniziativa islandese e la speculare iniziativa italiana.
Sarebbe forse il caso che i "grandi" paesi europei, malati di presunzione e vanagloria, prendessero lezioni di umiltà e concretezza da quei "piccoli" paesi europei, che rappresentano veri modelli di civiltà.

2010/05/31

Il ddl intercettazioni, sinonimo di anti-democraticità

In questi giorni si discute molto di libertà di stampa e da operatrice del settore vivo con una certa apprensione e con grande attesa le ultime battute della vicenda che riguarda il "Ddl intercettazioni ".
Allo stato, l'unica certezza è che di sicuro non mancheranno validi motivi per ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
In qualsiasi manuale, articolo, commento in cui si parli di libertà d'informazione, così come nella copiosa giurisprudenza in tema di diritti dell'uomo, ricorre immancabilmente una frase che recita così: "la libertà d'informazione è il fondamento essenziale di una società di stampo democratico".
Il decreto sulle intercettazioni è il più chiaro segno di anti-democraticità del sistema politico italiano: in primo luogo, riducendo la possibilità di uso delle intercettazioni rende assai più difficoltoso il lavoro delle forze dell'ordine e dei magistrati, rischiando di lasciare impuniti gravi reati; ed in secondo luogo, imbavagliando la cronaca giudiziaria, priva i cittadini del diritto ad essere informati su questioni di interesse generale, nonchè del diritto di esercitare il controllo sulla corretta amministrazione della giustizia e, più in generale, della cosa pubblica.
E' chiaro che ancora una volta si tratta di norme che, pur adottate per il simulato fine di rafforzare il diritto alla riservatezza degli indagati/imputati di processi penali, nascondono in realtà l'obiettivo di tutelare interessi di parte.
La classe politica e i gruppi dirigenziali ad essa vicini sono quelli che più hanno bisogno di "tutela" .... e non per ragioni di riservatezza, ma per ragioni di "vulnerabilità".
Ostacolare l'accertamento giudiziario dei reati, restringendo le possibilità di ricorso ad uno strumento fino ad oggi molto utile nelle indagini, significa guadagnare un pass per l'impunità; ed impedire ai cittadini di conoscere dei procedimenti penali in corso significa non perdere consensi, evitando il fomarsi di un'opinione pubblica aderente alla realtà.
Se lo stato della libertà di stampa denota la forma di governo di uno Stato, allora probabilmente da domani il nostro Presidente del Consiglio potrà dire che l'Italia non è più soggetta ad un governo democratico, ma ad una dittatura perchè, per chi non se ne fosse reso ancora conto, questo decreto svuota di sostanza uno dei pilastri della democrazia, ovvero il controllo da parte del popolo sull'amministrazione della res publica.